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sabato 23 gennaio 2021

DUE FANCIULLE AL CIMITERO

Taceva il vento, le rugiade molli

   Piovean ne gli arsi calami dei fiori

   A ravvisarli, e omai li verdi colli

   Il sol tingea degli ultimi splendori.


Là, dove accanto l'umile chiesetta

   Si distende de' morti il pio recesso,

   Giulia, pallida e vaga giovinetta,

   Inginocchiata all'ombra di un cipresso,


Fissava il guardo sulla pietra brulla

   Che un adorato estinto la rapìa;

    E Silvia intanto, a lei pari fanciulla,

    Sovr'altra fossa a lagrimar venìa.


Pianser, pregar lung'ora: alfin la bella

   Giulia, che colassù giunse primiera,

   Chiese: O Silvia, nel duolo a me sorella,

   Per chi levi la funebre preghiera?-


Ahimè! rispose, ed additò una fossa,

   Ve' che mi resta dell'amante mio?

   Una povera croce...un mucchio di ossa...

   Chè la parte miglior si prese Iddio.


Tra i gagliardi d'Italia era 'l mio Guido

   Il più gentile, valoroso, altero:

   E gli corse di guerra al primo grido

   Venezia a liberar dallo straniero.


Addio, mi disse, s'io torno glorioso,

   Gli allori deporrò tutti al tuo piede;

   Ma s'io non torno..pensa che 'l tuo sposo

   Morì per meritarsi la tua fede...


Le man mi strinse, e a poco indi partia,

   Me lasciando nel pianto e nel dolore..

   Due campioni ti diedi Italia mia:

   Il mio diletto e il mio spezzato core!


Di Dio nel nome si batté quel forte,

   Nel nome della sua lontana amica;

   Ma sonò l'ora... ed ei s'ebbe la morte

   Da la punta di fera arma nemica.


Da pio compagno spento fu trovato,

   Che agli orrori del campo lo rapìo,

   E dopo il gran conflitto fu portato

   Pietosamente al paesel natìo.


Presso la via dolente io m'appostai,

   E il convoglio fatal vidi venire...

   Diedi alto grido...fermarlo tentai

   Ma caddi a terra, e mi credei morire!


A la salma del martire italiano

   Dieder qui dentro ultimo riposo...

   Qui lo chiamo piangendo e sempre invano:

   Non  mi risponde il mio perduto sposo!...


Qui a lamentar le mie speranze morte

   Vengo e a discior la funebre preghiera;

   Ma non m'ascolta, perché dorme il forte;

   Dorme ravvolto nella sua Bandiera.


Tacque Silvia un momento; indi rivolta

   A Giulia del suo duol ragion le chiese.

    - Sospirò la fanciulla e disse: ascolta

   E a me del tuo compianto sii cortese.


Amor, che de le nostre alme è tiranno,

   M'incatenava il cor tremento e fiero,

   E tal m'ordiva insidioso inganno

   Ch'io giurai la fede a uno straniero.


In riva del Danubio nacque Ermando;

   Anch'ei bello, gentile e prode in guerra,

   Ma fin dagli anni primi e vita e brando

   Fè sacri a danno della nostra terra.


Eppur l'amai...ma'l grande mio peccato

   Sol mi fruttò rimorso, onta, dolore.

   Da me fuggissi lo stranier soldato...

   Così serbò la fede il traditore!


Fuggì lontano. Invan dal cor tentai

   Spegner la fiamma che sì mi divora.

   Più crudele il conobbi e più l'amai;

   Gli diedi il mio perdono...e l'amo ancora!


Ma ben punita fui d'aver accolta

   L'instabil fe d'uno straniero soldato:

   La madre...la mia madre...il ciel m'ha tolta,

   E qui ne giace il frale inanimato!


Ed io qui torno, mentre echeggia il suono

   Del mesto bronzo, a favellar di Dio,

   Da la mia madre ad impetrar perdono

   E chieder per l'amante eterno oblio!


Tacque Giulia; poi visto che sorgea

   Già la luna col suo pallido raggio,

   Stretta a Silvia pian pian la via prendea

   Che va dal monte al lor natìo villaggio.




DA VERSI 1872


2 commenti:

  1. Che bella emozione suscita questo scritto, rendono partecipi delle sensazioni provate dalle due fanciulle. E lo scorrere fluido dei versi è piacere indiscutibile per le orecchie ed il cuore soprattutto.
    Emanuel

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