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sabato 19 dicembre 2020

AIUTIAMO LA CULTURA

 

ART BONUS

 

Il Comune di Tredozio, da sempre sensibile ad ogni attività, iniziativa e manifestazione che risulti utile alla promozione della crescita sociale, culturale, economica e civile della collettività, nell’ambito delle attività di cui sopra ha promosso 5 edizioni negli anni 2017-2021 del Concorso di Poesia intitolato alla poetessa tredoziese vissuta nell’800 “Maria Virginia Fabroni”, letterata con una non comune erudizione già nota a soli 20 anni in tutta Italia.

Al fine di dare maggiore prestigio al Concorso di poesia indetto , si è pensato di riprodurre le opere vincitrici su stele e/o pannelli in materiale pregiato (ceramica e/o bronzo ) a testimonianza della lodevole iniziativa culturale che l’Amministrazione Comunale ha in animo di riproporre negli anni, sempre con l’obiettivo di stimolare la fantasia, premiare la creatività e l’originalità dei testi, in considerazione anche del notevole successo di pubblico avutosi nelle precedenti edizioni che hanno visto risultati davvero ragguardevoli.

Abbiamo pensato quindi di ricorrere alla possibilità prevista da Art Bonus che, a fronte di un progetto, consente erogazioni liberali di ditte, privati, ecc. che potranno beneficiare dell'agevolazione fiscale del 65% in sede di dichiarazione dei redditi.

La realizzazione delle riproduzioni delle poesie su ceramica e/o altro materiale pregiato comporterà una spesa di circa € 5.000 di cui il Comune non dispone e che ci auguriamo possano essere raggiunti attraverso le erogazioni liberali. Se poi la raccolta lo consentirà, si cercherà di procedere all'acquisto anche di libri e testi della poetessa Maria Virginia Fabroni.

Per effettuare la donazione è necessario effettuare un bonifico indicando :

Beneficiario: Comune Tredozio – Biblioteca comunale M.V.Fabroni C.F.: 00695070409

c/c /bancario presso Credito Cooperativo Ravennate, Imolese e Forlivese ag.Tredozio

IBAN : IT 46 L 08542 68080 002000110793

con causale : “Art Bonus – Erogazione liberale a sostegno arricchimento materiale bibliografico”

Per ottenere la detrazione del 65% è necessario conservare la ricevuta del versamento ed esibirla in sede di dichiarazione dei redditi.

Nel sito del Comune,si trova il link https://artbonus.gov.it/1822-biblioteca-maria-virginia-fabroni.html dal quale si potranno attingere tutte le informazioni necessarie.

Vi invitiamo ad aderire a questo importante progetto di valorizzazione del patrimonio storico e culturale di questo territorio.

 

Il Sindaco





sabato 12 dicembre 2020

MARIA VIRGINIA FABRONI E DANTE ALIGHIERI

 Articolo di: INTERNATIONAL WEB POST

Nella sua marcia inarrestabile, il Covid sta mietendo vittime illustri. Cronologicamente parlando, la prossima scure si abbatterà nientemeno che su Babbo Natale o, più in generale, su tutte le festività natalizie, rendendo il vecchio adagio ’Natale coi tuoi, Pasqua con chi vuoi’ non più attuale. A ben guardare, se consideriamo le ultime vacanze pasquali, per il famigerato 2020 sembra appropriato: ’Pasqua in solitaria, a Natale stessa aria’.

Purtroppo non finirà tanto presto e il prossimo a cadere sotto la falce del virus potrebbe essere addirittura Dante Alighieri. Sì, il Sommo Poeta in persona! Ovviamente non di fatto. Le leggi della natura hanno compiuto il loro corso diverso tempo fa ma la macchina organizzativa delle commemorazioni per il VII centenario della sua scomparsa, potrebbe subire pesanti ritardi.

Questa riflessione è stata un invito ad una capatina in rete alla ricerca delle iniziative dantesche, previste per i prossimi mesi – naturalmente, Covid permettendo - e la mia attenzione è stata catturata da una foto, per essere precisi, da un logo di un concorso di poesie indetto dal comune di Tredozio. L’immagine rappresentativa è composta da due ritratti, uno vicino all’altro. Nel primo, non è stato difficile riconoscere il profilo del Sommo Poeta mentre ho dedotto il soggetto di quello femminile dal nome del premio: Maria Virginia Fabroni, tema del concorso: SUI SENTIERI DELL’ESILIO DANTESCO.


Ma, al di là del premio poetico, cos’ha colpito la mia attenzione?

Non saprei dire se la scelta delle immagini e la loro disposizione sia causale o voluta, ad ogni modo la trovo estremamente interessante.

Dante Alighieri dà le spalle alla giovane Maria Virginia in una postura altezzosa, al contrario, lei rivolge umilmente il busto al Maestro ma lo sguardo benevolo è a favore di chi la sta guardando.

Certo, per una questione puramente anagrafica, l’Alighieri non avrebbe mai potuto essere a conoscenza dell’esistenza della Fabroni. I due infatti sono divisi da alcuni secoli di distanza. Lei invece ebbe un’adorazione smisurata per il poeta. Durante gli studi, la giovane studentessa stava sovente rinchiusa nella cameretta del Conservatorio Sant’Anna di Pisa a leggere e rileggere i versi dell’Alighieri.

Questo accostamento potrebbe altresì rappresentare una constatazione delle diverse condizioni di genere esistenti fino a non troppo tempo fa. Entrambi erano poeti e, ovviamente, sul genio di Dante non esiste dubbio alcuno ma anche sulla Fabroni ho trovato un giudizio assolutamente degno di nota: “letterata con una non comune erudizione, già nota a soli 20 anni in tutta Italia”. Uniti nella nobile arte della poesia ma divisi dal genere. Nascere donna era un indubbio svantaggio e poneva grossi ostacoli a qualsiasi percorso si volesse intraprendere nella vita. Senza contare l’oscurantismo del XX secolo che ha portato all’oblio gran parte della letteratura femminile degli anni precedenti.

Un altro aspetto che accomuna i soggetti dei due ritratti è senz’altro il patriottismo. L’Alighieri potremmo definirlo come un modello di dedizione totale sia ai propri ideali che alla propria patria, soprattutto è giustamente riconosciuto quale padre indiscusso della lingua italiana...ma pure la giovane Maria Virginia, a soli 26 anni pubblica l’ode “A ITALIA” che recita inizialmente:

M’allegro di essere nata

In questa dell’amor terra immortale


....e termina con:


E dirà lo straniero

Te contemplando, bel giardino in fiore,

Questa è la terra invero

Della virtù del Genio e del valore!


...dimostrando un grande amore per la terra natia.

Entrambi discendono da famiglie in vista e hanno caratteri forti e passionali.Le poesie e le parti di biografie che ho letto – www.mariavirginiafabroni.blogspot.com - mi hanno regalato una immagine della Fabroni tutt’altro che mite e succube, bensì combattiva che ambiva alla sua autonomia di pensiero in quanto donna. Si ribellò ai matrimoni che le avrebbe voluto imporre la famiglia e per questo subì pesanti reprimende e restrizioni alla propria libertà personale ma, grazie alla sua fermezza, riuscì a mettere in calendario la data delle nozze col giovane amato ma la tisi la fermò tre mesi prima dell’evento per cui aveva lottato per tutta la vita.

Nemmeno Dante, il cui temperamento fiero e risoluto è ben noto, riuscì a tornare alla amata Firenze. Vittima di giochi politici più grandi di lui, il poeta venne esiliato dalla sua città con una sentenza del 1302. Ma al Sommo Poeta i sentieri che percorse in quegli anni donarono l’ispirazione per il suo grandissimo capolavoro.



lunedì 23 novembre 2020

LA MADONNA DEL FUOCO

Poesia tratta dal libro: 
EPIGRAFI E VERSI
nella incoronazione de l'immagine di Maria SS del Sole
Patrona di Pietrasanta.
24 maggio 1868

A quella data, Maria Virginia Fabroni aveva 17 anni ed era un'educanda del Conservatorio S. Anna di Pisa.

Vergine bella al par del Sole eletta,
     Dolce speranza delle umane genti,
     Cantar desio di Te; ma giovinetta
Inesperta mi son; dona agli accenti
     Dona valor tu, Madre, o andran nel volo
     Tronche l'ali, a cadere i miei concenti.
Tu se' Colei che di Feronia(1) al suolo
     Dolcemente volgesti i rai d'amore;
     E pronta ne fugasti il lutto e il duolo.
Tempo già fu, Madre del tuo Fattore,
     Che l'Immagine tua divenne, oh Dio!
     Bersaglio di satanico furore.
Nel giuoco avversa avea la sorte del rio
     Famiglio, ed empio di Te l'ira converse.
     A bestemmia esecranda il labbro aprio,
E sacrilego stil nel sen t'immerse...
     L'Immago ahimè! della ferita fuora
     Spettacolo di sangue al guardo offerse.
Al prodigio ogni volto si scolora:
     Un bipartito stuol muove, e ti vuole
     Di Dio nel Tempio, e là ciascuno onora,
Ma qual fu la cagion per cui dal Sole
     Nomata fosti? Ora al mio labbro ispira,
     O Vergine del Ciel, degne parole.
Per l'aer tetro un turbine si aggira,
     Caggion dirotti i nembi, e nel dolore
     Tutto è Feronia che i suoi danni mira.
Che far dovrà? mercé chiede al Signore,
     Né mercede impetrando, i mesti lai
     Alza all'Immago portentosa, e il core.
E tu, Maria, che non sdegnasti mai
     Pietosa udir chi ti pregò con fede
     Pieghi sul popol tuo benigna i rai.
Nel Tempio tolta sei della tua sede,
     Mentre ostinata è ancora la pioggia, e in quella
     Che al limitar ne giungi, ecco il Sol riede.
O portento! I fanciulli in lor favella
     Evviva, allor gridar come ispirati,
     La Madonna del Sole! oh quanto è bella!
Così noi t'appelliamo, e al suol prostrati
     Giuriam, del Sole eterno o vaga aurora,
     Che a' tuoi favor più non saremo ingrati.
Deh! nella tua pietade or che si onora
     L'Immagin tua di un serto, or tu ne dona
     Nuove grazie dal Cielo, ove Signora
"Hai di stelle immortali aurea corona!"

(1) poeticamente tanto è Feronia che Pietrasanta.



giovedì 12 novembre 2020

NOTA BIOGRAFICA DI MARIA VIRGINIA FABRONI

 ARTICOLO A CURA DI LAURA VARGIU

Estratto dal blog: ZONA DI DISAGIO

Venuta a mancare a soli ventisette anni ancora da compiere, la poetessa Maria Virginia Fabroni era morta da appena un mese quando, nel settembre del 1878, una rivista[1] riportò il suo nome tra quelli delle donne italiane più famose del XIX secolo. Un riconoscimento di certo prestigioso per una giovane che, già da tempo, si era distinta per l’alto valore letterario dei suoi scritti, pubblicati in volumi presumibilmente diffusi a livello nazionale.


Eppure, la maggior parte degli italiani di oggi non ha mai sentito parlare di lei, ignorandone del tutto l’opera. Dopo circa centoquarant’anni di oblio, è stata riproposta una piccola parte della cospicua produzione di questa dimenticata “ragazza talentuosa”, come l’ha definita l’editore Mauro Gurioli che nel 2019 ha pubblicato una raccolta di poesie scelte[2] con il proprio marchio editoriale Tempo al Libro, piccola casa editrice di Faenza che, con coraggio, si è fatta carico di un recupero storico-letterario quanto mai doveroso.


Ed ecco riaffiorare così dalla polvere del tempo la figura di Maria Virginia Fabroni, nata il 2 dicembre del 1851 nel piccolo paese di Tredozio (oggi in provincia di Forlì-Cesena); di famiglia agiata (il padre era medico ed economo), poté dedicarsi agli studi musicali che, dal 1862 al ’68, la portarono al Conservatorio di Sant’Anna di Pisa, dove coltivò anche la passione per la scrittura in versi. Non ancora diciassettenne, nella città toscana diede alle stampe la sua prima raccolta di poesie, Ricordo, con la locale Tipografia Nistri, alla quale affiderà diverse pubblicazioni fino al 1877, anno che vide il suo esordio, con la raccolta di racconti Bozzetti famigliari, presso il famoso editore Treves di Milano, attivissimo nell’Italia post-risorgimentale fino alle leggi razziali dell’ingloriosa era fascista. Con quest’ultimo avrebbe forse un giorno pubblicato anche i suoi testi poetici, se l’anno successivo non fosse sopraggiunta la morte a causa della tubercolosi. Nel 1880 il padre, con il quale in passato la ragazza si era scontrata rivendicando il diritto di opporsi a un matrimonio combinato, fece pubblicare una raccolta postuma delle poesie inedite che aveva trovato tra le carte della figlia. Ritratta all’età di vent’anni dal noto pittore macchiaiolo Silvestro Lega e recensita sui principali periodici del suo tempo, la poetessa tredoziese, di cui rimangono anche i carteggi con altri letterati, tra cui Niccolò Tommaseo, era stata addirittura accolta in alcune accademie, traguardo difficile e ragguardevole, all’epoca, trattandosi di una donna.


Oltre al profilo biografico, sono state riportate alla luce dai curatori del volume ventisette liriche, tutti testi, stilisticamente, di chiara impronta ottocentesca. Da “Tredozio”, che celebra il borgo natio, a “Musica e poesia”, da “A Maria Vergine” a “Cleopatra”, da “Per la morte di Rossini” ad “Amore”, la sfera pubblica e quella privata s’intrecciano nei versi raccolti in queste pagine, restituendoci una Fabroni che si fa al tempo stesso poetessa religiosa, civile e patriottica, così come poetessa d’amore e fine letterata.


Ella scrive e non ama […]/ Non c’è nulla di vero/ in questo sonno che si chiama vita/ i sogni del pensiero/ sono sconforto e vanità infinita. […]” (da “Scrive e non ama”, 1880)


Non sfuggono, sparsi qua e là, echi della poesia leopardiana, della quale, con tutta evidenza, la giovane doveva essere stata un’appassionata lettrice, né resta inosservata una scrittura che si adorna, all’occorrenza, di termini ricercati e particolarmente dotti, segno di una preparazione linguistico-culturale di non poco conto attraverso la quale si dà addirittura voce a una Saffo che prende tragicamente commiato dal mondo

 (“[…] Addio patria, addio luna, selve addio/ che del mio dolce canto/ talor sonaste! Addio soave incanto/ d’una notte stellata!/ Immenso mare, che l’amante rio/ lontano sovra l’onda tua turchina/ portasti un dì da questa sciagurata, che ad eterno dolor Fato destina […]”)

 o a una Gaspara Stampa dal cuore anch’esso non meno tormentato 

(“[…] Il suono lamentevole/ che d’ora in poi governerà il mio canto/ tu non udrai fra i palpiti/ e le dolcezze d’un novello incanto. […]”). 

Di sperimentazione metrica e originalità, riguardo alla poesia di Maria Virginia Fabroni, parla Luca Cenacchi nel suo breve saggio critico conclusivo, mentre Barbara Verni e Lorenzo Bosi, tra i curatori del libro, sottolineano la sua “personalità decisa e passionale, pronta a rivendicare l’autonomia del pensiero delle donne in un mondo dominato dal conformismo borghese.”


“[…] le donne all’opre femminili intente,/ anco a severi studi/ sommettano la mente./ A lor non prema aver fama di belle,/ ma plauso al senno e a nobili virtudi.” (da “A Italia”, 1877)


Una raccolta notevole e preziosa, quella pubblicata dunque lo scorso anno, che spezza l’inqualificabile silenzio da parte di critici e studiosi e colma infine un vuoto durato troppo a lungo, consentendo ai lettori di riappropriarsi di un’autrice meritevole tutt’altro che di dimenticanza. Una lettura doverosa per tutti gli amanti della poesia. Già da qualche tempo, inoltre, contribuisce a riportare in auge il nome della Fabroni anche un concorso letterario a lei intitolato, giunto nei mesi scorsi alla quarta edizione, attraverso cui il comune di Tredozio rende onore alla sua illustre cittadina.


Laura Vargiu


[1] L’Unione, cronaca capodistriana, 9 settembre 1878.


[2]Maria Virginia Fabroni, Poesie scelte, Tempo al Libro, 2019 (a cura di Lorenzo Bosi, Maria Grazia Nannini, Silvia Ricci e Barbara Verni, pagine 128, € 12,00 – ISBN 9788832157055)




giovedì 5 novembre 2020

V EDIZIONE CONCORSO DI POESIE MARIA VIRGINIA FABRONI

Carissime poetesse e cari poeti,

la Segreteria del concorso ha il piacere di annunciare che è uscito il bando della 5^ edizione del concorso di poesie Maria Virginia Fabroni. 

Tema di quest'anno: SUI SENTIERI DELL'ESILIO DANTESCO

Patrocini: PARCO NAZIONALE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONE E CAMPIGNA e, per il primo anno, WIKIPOESIA.














martedì 20 ottobre 2020

PASQUALE QUAGLIA E' IL VINCITORE DELLA IV EDIZIONE

In questo post facciamo la conoscenza del vincitore della IV edizione del concorso di poesie Maria Virginia Fabroni.

La Segreteria del corso coglie nuovamente l'occasione per complimentarsi con tutti i partecipanti. Considerata l'alta qualità delle opere ricevute, è stata una scelta difficile. 

Speriamo di ritrovarvi tutti alla prossima edizione.


Pasquale Quaglia è nato nel 1989. Di Capaccio Paestum (Salerno), da anni risiede in Lombardia dove collabora con l’associazione WikiMafia – Libera enciclopedia contro le mafie ed è membro di giuria del Premio di poesia “Amici di Ron”.                                                                                                  

Ha scritto lo spettacolo teatrale L’alba che non riabbracciò il tramonto (vincitore della sezione Teatro del Premio “Amici di Ron”), la commedia La poetica del bradipo (vincitrice della sezione Teatro del Premio “La valle delle storie”) e la sceneggiatura dei cortometraggi FoodBall (vincitore della sezione cortometraggi del                                                        Festival “CineCibo”) e Caleidoscopio finalista nella rassegna “SchoolMovie”   

Ha vinto la seconda edizione del Premio Letterario Internazionale “La valle delle storie” con il racconto Impronte nella neve e la quarta edizione del Premio Letterario Nazionale “Maria Virginia Fabroni” con la poesia Le preghiere sottili.                                                                                                    

Ha pubblicato le raccolte di poesia Un bicchiere d’amore, grazie (Giuliano Ladolfi Editore), Via Laura – ‘Ngopp’a suffitta (Giuliano Ladolfi Editore) e Gli atti dell’apolide (Eretica Edizioni).               

Nel 2015 ha ricevuto un riconoscimento dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Capaccio Paestum per essere “Espressione nel mondo della letteratura del nostro territorio”.                                     

Nel 2016 ha ricevuto, presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari di Montecitorio, un riconoscimento dal Parlamento della Legalità Internazionale per “L’impegno civile profuso nel teatro”.      

Dal 2020 è stato inserito nell’Enciclopedia Poetica WikiPoesia.


Le preghiere sottili


Ho uno spazio di cornici dentro casa

abitato dai bambini che sono stato

i compleanni scordati

i volti dal nome lontano, gli sguardi

istanti fermi che non sono stati persi

e una cartolina disegnata in corsivo:

l’attesa di un vecchio seduto sul vimine

un arco di pietre, il mercato rionale

il rosso delle foglie senza peccato

e il Tramazzo che ride alle sere di ottobre:

- a loro affido le preghiere sottili.



 

giovedì 15 ottobre 2020

DANIELE ROSSI SI E' CLASSIFICATO SECONDO

E' giunto il momento di conoscere qualcosa di più su Daniele Rossi, secondo classificato al nostro concorso. 

Nato a Rimini (23/06/1958) e residente a Santarcangelo di Romagna. Operaio specializzato nel settore meccanico e scrittore per "bisogno", per diletto, per spirito di sopravvivenza. Dal 1998 partecipa "giocosamente" a concorsi letterari a carattere nazionale (di poesia, principalmente, ma anche di narrativa). Diverse volte vincitore (ultima: Montefiore - Poesia - 2019), in altre occasioni ha ottenuto piazzamenti e riconoscimenti di secondo piano.

D’AUTUNNO UN BOSCO



Non ha niente a che fare col mio mare

quest’onda pigra che m’imprigiona le caviglie,

questo letto di foglie e di bisbigli…

qui,


è nel lampo dei tigli che mi specchio,

nei riflessi dei larici, dorati,

nella fiamma dei frassini,

nei tronchi caduti, inanimati…


Non ha niente a che fare col mio mare

eppure ne conosce i mormorii sommessi,

le apnee di meraviglia pura,

la tavolozza densa dei tramonti…

e lo straziante urlo che dagli abissi sale,

e i repentini silenzi,

che puoi nutrir d’affetti

o popolar di demoni,

così

come all’animo sovviene.




mercoledì 7 ottobre 2020

ANTONELLA GIORDANO: TERZA CLASSIFICATA AL CONCORSO


 Carissimi lettori, è con enorme piacere che pubblichiamo una breve biografia e la poesia della poetessa Antonella Giordano, arrivata al terzo posto nel nostro concorso.

Giornalista Responsabile Redazione Cultura presso International web Post Magazine. Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e Ufficiale al merito della Repubblica Italiana. Autrice di 2.500 articoli scientifici e di 18 libri in materia economico-tributaria, pubblicati dalle maggiori editrici di settore. Appassionata di letteratura è iscritta al Registro Professionale Europeo degli scrittori e artisti approvato dal Parlamento Europeo. Poeta federiciano e nominata Cavaliere della pace dalla Federazione Sicilia poesia esperantista Ha vinto numerosi premi letterari nazionali e internazionali.  I proventi derivanti dalla vendita dei romanzi pubblicati (Chryse (Ed. Albatros), Ti porterò con me (Ed. La Sirena) Ricordati di sorridere (Ed. Falco), Bagliori tra le nuvole (Ed. Falco) e delle sillogi Orizzonti diVERSI (Ed.CTL); Io sono qui (Ed.ALI Ribelli), AttraVersando emozioni (Ed. Falco). sono interamente devoluti a progetti filantropici. Presidente e membro di giuria di concorsi letterari nazionali e internazionali.

Giorni in fuga

E improvvisamente arrivasti,

giorno dei miei giorni,

a destarmi con i colori dell’autunno,

tra sospiri di vento

e valzer di foglie

lungo i marciapiedi.

Cerco nel riflesso del ruscello

quella che ero e più non sono.

Fili d’argento la mia chioma,

fessure lucenti gli occhi

attraverso spesse lenti

resta il sorriso

ad accompagnare nuove note

sul pentagramma di una stagione in fuga




 

sabato 5 settembre 2020

FOTO PREMIAZIONE

La premiazione del concorso Maria Virginia Fabroni è stata memorabile. Tanta gente e un clima amichevole e cordiale che traspare anche dalle fotografie
















giovedì 30 luglio 2020

RISULTATI DELLA IV EDIZIONE DEL CONCORSO

All'interno dell'evento-contenitore TRE D'OZIO che si è svolto dal 17 al 19 luglio u.s., si è tenuta la premiazione del concorso di poesie Maria Virginia Fabroni.
Innanzitutto vorremmo cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile e davvero indimenticabile questa giornata.
Il concorso sta acquistando rilevanza a livello nazionale e questo è comprovato dai numeri.
GRAZIE DAVVERO ❤
Ma ora veniamo ai risultati:
- Pasquale Quaglia LE PREGHIERE SOTTILI si è aggiudicato la IV edizione del premio... congratulazioni!
- Daniele Rossi D'AUTUNNO UN BOSCO 2° classificato
- Antonella Giordano GIORNI IN FUGA 3^classificata
- Marco Chiarugi premio giuria
- Ginevra Puccetti AUTUNNO miglior under 20

FINALISTI CON MENZIONE SPECIALE

- Giorgio Baro IL PRATO A NOVEMBRE
- Maria Mancino AUTUNNO
- Veruska Vertuani SULLE ELICHE DEL CIELO
- Bruno Centomo PAUSE
- Stefano Baldinu UN FOLIAGE IMPERFETTO
- Assunta Spedicato FIORI D'AUTUNNO

FINALISTI

Laura Pezzi SONO FOGLIE DI ME
Luisa Di Francesco CI SARÀ UN ALTRO AUTUNNO?
Andrea Seminara AUTUNNO SPLENDENTE
Antonella Riccardi SENTIERI D'AUTUNNO
Monica Schiaffini ORGANZA DI CIELO
Sualen Riccardi ROSSO VENEZIANO D'OTTOBRE
Elisabetta Liberatore PENSIERI OTTOBRINI
Alessio Castellaz IL QUADRO
Jacopo Di Lazzaro LIEVE INCANTO NEBBIOSO
Emanuela Lazzaro SOGNO DI METÀ AUTUNNO
Morena Martina Pedriali MIELE
Pietro De Siena SAPORE DI VITA
Tiziana Monari NON SANNO LE FOGLIE
Nicola Garcea IN COLLINA

La scelta è stata molto difficile. La qualità delle poesie era particolarmente alta e tra i 26 finalisti, stilare una classifica è stata un'ardua impresa. Ad ogni modo, W la poesia e ci risentiamo per la V edizione del concorso. Grazie  ancora a tutti ma proprio a tutti coloro che hanno reso possibile questa memorabile edizione.

La Segreteria







martedì 30 giugno 2020

FINALISTI IV EDIZIONE DEL CONCORSO

Gentilissime/i autrici autori della IV edizione del Concorso di Poesie Maria Virginia Fabroni.

Innanzitutto ci scusiamo per il ritardo della pubblicazione dei finalisti ma ce l'abbiamo fatta.

Ricordiamo che la premiazione si terrà a Tredozio (FC) presso la splendida cornice di Palazzo Fantini alle ore 16,30.

 

 

Daniele Rossi    

Assunta Spedicato

Antonella Giordano 

Laura Pezzi

Pasquale Quaglia

Stefano Baldinu

Luisa Di Francesco

Andrea Seminara

Antonella Riccardi

Marco Chiarugi

Monica Schiaffini

Ginevra Puccetti

Sualen Riccardi

Silvia Favaretto

Elisabetta Liberatore

Alessio Castellaz

Jacopo di Lazzaro

Emanuela Lazzaro

Veruska Vertuani

Maria Mancino

Bruno Centomo

Giorgio Baro

Morena Martina Pedriali

Pietra De Siena

Tiziana Monari

Nicola Garcea

martedì 7 aprile 2020

LA GIURIA DELLA IV EDIZIONE

Salve a tutti.
Anche il bando della 4^ edizione del nostro concorso è giunto in scadenza.
Per prima cosa, la Segreteria del premio vorrebbe ringraziare di cuore tutti per la grande partecipazione. Nonostante il periodo storico che stiamo vivendo, ricevere tante poesie ci ha davvero riscaldato il cuore. GRAZIE MILLE.
Ora veniamo ai numeri:
Sono arrivate 243 richieste di partecipazione di cui 189 valide. Purtroppo 54 erano mancanti della domanda di partecipazione, pertanto non ammissibili.
Un altro dato che ci ha fatto un piacere immenso è il numero delle visualizzazione alle pagine di informazione del concorso: OLTRE 30.000!!! Davvero sorprendente....

Ma veniamo alla giuria:
CON DETERMINA N. 68 del 2 aprile 2020 si nomina la seguente commissione:

- 1) ASSESSORE ALLA CULTURA O SUO DELEGATO
- 2) RAVAGLI PATRIZIA - Presidente Trebbo poetico "LE VALCHIERE"
- 3) GURIOLI MAURO - Editore e Scrittore
- 4) MORASCHINI STEFANO - Editore web in ambito culturale
- 5) FABBRONI ANNA MARIA - Poetessa e discendente Famiglia Fabbroni

Augurando BUON LAVORO alla giuria, salutiamo tutti cordialmente e..... CHE VINCANO I MIGLIORI!!!!

La Segreteria

sabato 28 marzo 2020

UN FIORE ETERNO

Per la fanciulla Imelda Biancani

Un vago fior desidero:
   Mamma, mi porgi un fiore
   Che abbia gentile effluvio
   E più gentil colore-

Ecco, diletta Figlia,
   Una leggiadra rosa:
   Guarda com'è vermiglia!
   Senti com'è odorosa!

Essa è 'l più fido simbolo
   Di gioventù e beltade.
   Brilla del dì sul sorgere
   Ed al tramonto cade.-

Ah! se la rosa muore
   Pregio non ha a' miei rai.
   Mamma, io domando un fiore
   Che non perisca mai.-

Fanciulla mia, non chiedermi
   Quel che ottener non puoi.
   Eterni i fior non durano;
   Muoiono al par di noi.

Tutto in april germoglia,
   Tutto fiorir si vede;
   Ma sin l'ultima foglia
   D'autunno al vento cede!

E pur se tu desideri
   Non perituro fiore,
   Io te lo addito: educalo:
   Il germe è nel tuo cuore.

Educalo, e vedrai
   Quanta beltà racchiude!
   Non appassisce mai
   Il fior de la Virtude



DA VERSI 1874

martedì 10 marzo 2020

IV EDIZIONE CONCORSO

Siamo a 3 settimane dalla scadenza della IV edizione del concorso di poesie Maria Virginia Fabroni.
Innanzitutto, vogliamo ringraziare i circa 100, tra poetesse e poeti, che hanno già inviato la propria partecipazione in modalità corretta e, allo stesso modo, ringraziamo anche coloro che invieranno la richiesta nei prossimi giorni.
Visto il periodo che stiamo vivendo, scrivere una bella poesia su I COLORI DELL'AUTUNNO/FOLIAGE - che è il tema del concorso - crediamo possa rallegrarvi o per lo meno, rasserenare un po' le vostre anime. quindi...mano alla penna!!!!
Ci preme ricordarvi che questa quarta edizione ha ottenuto il patrocinio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e che, per far si che la domanda sia corretta, occorre inviare almeno due poesie e compilare correttamente la domanda di partecipazione.
Ad ogni modo, per qualsiasi dubbio, contattate:
premiomvfabroni@gmail.com

Per ora grazie ancora e SOMMERGETECI DI POESIE!!!!

A presto
      In bocca al lupo

PS: nella versione web c'è il BANNER per votare il nostro blog.... Richiede un paio di minuti. GRAZIE MILLE A CHI VOTA PER NOI!!!!!!!

Nei link qui sotto, trovate il bando e la domanda di iscrizione  da compilare e firmare

 Domanda concorso
           Bando


venerdì 6 marzo 2020

BELVEDERE*

* Villa amenissima nei dintorni di Faenza di proprietà de' miei Congiunti Luisa, Francesca e D. Antonio Campidori presso i quali passai molti giorni in quel luogo incantevole.
Maria Virginia Fabroni.


Sorge tra i fiori, tra l'erbette e gli alberi
   Sovra un declivio;
   Del sol nascente lo dipinge a porpora
   Il raggio vivo.

Mille uccelletti tra le fronde cantano
   Il novo giorno;
   Di Mille fiori il profumato effluvio
   Si spande intorno.

Dall'alta loggia il piano immensurabile
   Fertile e verde
   Si scorge, finché in lieve azzurra nuvola
   Lontan si perde.

Vaghe cittadi, bianche ville sorgono
   Nella pianura,
   Siccome branchi di candide pecore
   Alla pastura.

E dall'opposto lato al ciel sollevano
   Le altere fronti
   Cinti di selve, di vigneti floridi
   Graziosi monti.-

Questo sorriso di natura parlami
   Bei detti al core,
   Della possanza onniscente, provvida
   De Creatore.

E fa dolermi di lasciare il placido
   Grazioso tetto
   Dove, siccome in nobil sede, albergano
   Virtù ed affetto:

Dove custode veglia un'invisibile
   Angel di pace,
   E quando splende il sole, e quando in tenebre
   Tutto si giace -

Questo mio canto, che vorrei men debole
   E disadorno,
   A voi consacro, Abitatori amabili,
   Del bel soggiorno.

Rammenterò questa ridente piaggia
   In ogni loco,
   E allor di novi e peregrini numeri
   M'invada il foco.

Come diletta visione fulgida
   Al mio pensiere
   Sempre l'aspetto apparirà incantevole
   Di Belvedere.



DA VERSI 1874

martedì 3 marzo 2020

IL MONASTERO - LEGGENDA

                    I
    All'arduo monte in vetta
S'innalza il Monastero;
Ma non ridestan l'eco i sacri canti
De' Cenobi santi.
Inculta, solitaria è la selvetta,
Pien di sterpi 'l sentiero
Che vi conduce; le vetuste mura
L'edera flessuosa
Cinge di sua verdura;
La maestosa porta
Da gran tempo non s'apre:
Tutto qui tace, e sol l'aura odorosa
Sibilando ne porta
I lontani profumi:
E le selvagge capre
Brucan talor tra le ruine e i dumi.

   Della squilla sonora
Più non s'odon gli accenti,
Che a mezzodì, al tramonto ed all'aurora
Chiamava al tempio un giorno
I devoti credenti.
L'altare è disadorno,
E da ben lunga etade aspetta invano
Che immacolata mano,
Come una volta, quando sorge il sole
L'Ostia di pace immole.

   Ahi! di cotanto scempio
Qual fu la cagione? Gli eletti custodi
Dell'obliato tempio
Ove ne andaro? Le divine lodi
Perché non sonan piu?... Ah! più non vive
Il nobil ministero; e sol si ascolta
Sotto la sacra volta
Lagnarsi il gufo col suo infesto accento
Che a le solinghe rive
Mesto ridice il vento!
Una proterva guerra
Tal fe' governo della sacra terra!

                    II

   In altri dì fioria
Di molto sapienti sacerdoti
La solinga Badia;
Quando un'orda di Goti
Con le insegne del barbaro Alarico
Salì di notte armata,
Sitibonda di strage, avida d'oro,
Al pio recinto antico;
E da lontano udì la misurata
Lenta armonia de' Cenobiti in coro.
Un rimorso improvviso,
Una pietà, che non conobber mai,
Il passo a quei ladron rese indeciso.
L'alto silenzio che regnava intorno,
La bruna selva, il murmure del vento,
I verecondi rai
Di mesta luna, che sul pio soggiorno
Stendeva un vel d'argento,
Tutto parlava di quei fieri al core,
Non di strage, ma d'amore.

   Ma la rapina, l'odio inveterato
Verso il nobile altare
E i suoi ministri santi,
Ebber ne l'alme prave trionfato.
In men ch'io'l dico, le crudeli, avare
Voglie su quei sembianti
Si parvero più vive: la dimora
Inviolata e sacra infino allora,
Forzar protervi; il tempio
Donde dì e notte al sommo Dio s'ergea
La dolce salmodia,
Or de la turba la bestemmia rea
Alto sonar udìa!
   Oh! novo, orrendo scempio!
Ad uno ad uno ne' medesmi scanni
Donde il sospir de core
Levavano al Signore,
Furono quegli innocenti
Insultati, battuti; e manco agli anni
Gli empi non perdonaro,
E dei giovani al paro
Degli egri e dei cadenti
Aspro si fè governo.
Ad uno ad uno all'ara que' rubelli
Li trascinaro avante
Aprendo un riso che parea d'inferno.
E i martiri, seguendo i sacri canti,
Ad uno ad un perir sotto i coltelli.
     Ma la strage fornita
La terra si commosse,
E con tremende scosse
Da le profonde viscere eruttava
Zolfo ardente e bitume,
Che avvenne?...aita, aita!...
Disperato gridava
Lo stuol di quei feroci:
Ma di repente per sinistro lume
Splendè la chiesa; di confuse voci
Udissi un mormorio....
Foco per tutto divampava i tristi,
A quel foco commisti,
Ridda faceano orrenda.
Così per essi cominciò tremenda
La vendetta di Dio!...

                   III

   L'alba spuntò, come d'usato, bella
Sul cheto Monastero,
Ma una innocente vaga pastorella,
Che ogni dì rifacea
Il romito sentiero,
Perché al convento dimandar solea
Un obolo al padrin limosiniere,
Vide dell'ombre nere
Vagolar quivi intorno
E fuggir paurose in faccia al giorno.

   Tremò la fanciulletta
D'una arcana paura,
E tornassene a casa in tutta fretta,
E narrò palpitante l'avventura.
Un giovinetto udilla
Che pel più coraggioso si tenea
Che fosse in quella villa
Egli, mentre la luna alto sorgea,
Cheto e solingo incominciò 'l sentiero
Che mena al Monastero.
   Ma, poiché arrivò poco lontano,
Udì lamenti in un linguaggio strano;
E spettri vide, quali in bianche vesti,
Quali avvolti nel foco,
Mandare accenti mesti,
Parlar sommesso e fioco;
Incontrasi tra i claustri, ire e venire,
Apparire e sparire.
   Più non volle il pastore; ei senza voce,
Senza moto rimase.
Fece il segno della croce,
E come prima alquanto si riscosse,
Borri saltando e fosse,
Tornò tutto smarrito alle sue case.
   Venne il mattino e tutto
il queto paesello
Seppe l'evento: a sempiterno lutto
Lasciossi 'l chiostro in altri dì sì bello.

   Ancor tra quella gente
Tanta memoria dura.
E mentre fuori stride l'aura algente,
Ne le veglie d'inverno
Presso 'l suo focolare
Il semplice villan tutto in paura
Di barbari spettri e dell'inferno,
S'ode trista leggenda anco narrare.
E se nel chiedi, ei dice
Che quando fa la luna e tace il vento
Pel piano e la pendice,
Tutta una fiamma par l'ampio convento;
E s'odon grida per l'aria serena
Come d'anima in pena.
   Ond'è che quelle mura
E que' giardini infesti
Sempre saranno, e nel passarvi attorno
Ne invaderà paura.
Cadrà sasso per sasso il bel soggiorno.
Finché nulla ne resti!...
   Tutto par morto quivi,
Qui regna lo squallore!
E inaridisce, se vi spunta il fiore.
Da qui 've l'innocente
Sangue versossi a rivi,
Rifugge tutta gente,
Che vede nelli spettri ed in quel foco,
Che pare incenda il loco,
Dove compiessi il crimine più rio,
La vendetta di Dio!



Da Versi 1874

venerdì 28 febbraio 2020

UN FIORE

UNA SECONDA POESIA CHE POTREBBE PARTECIPARE AL NOSTRO CONCORSO, TEMA: I COLORI DELL'AUTUNNO/FOLIAGE

Una memoria mesta,
  Un appassito fiore:
  Ecco cosa mi resta
  D'un tempo che fuggì!
      Felicità sparita.
          Non può tornar nel core:
          Tornar non può la vita
          Del fior che inaridì.

Ohimè, per quale incanto
  Tutto in un soffio passa!
  Perché sì tosto in pianto
  Il riso si cangiò?
      Amore è sogno infido
          Ch'orma di se non lassa;
          Si sperde come grido
          Che l'eco non destò.

Sol mi rimani e caro,
  Pover fiore, mi sei!
  Il disinganno amaro
  Rammenti a me così
      Sul bello dell'etade
          Ogni illusion perdei,
          Come la foglia cade
          Quando l'ottobre uscì.

Sempre alla mia memoria
  Narra, o diletto fiore,
  Quella pietosa istoria
  Che inaridir ti fè.
      Qual prezioso obietto
          Ti serberò sul core:
          Pegno del primo affetto,
          Tu morirai con me.



DA VERSI 1872

martedì 25 febbraio 2020

IL CADER DELLE FOGLIE

UNA POESIA, CHE POTREBBE PARTECIPARE ALLA QUARTA EDIZIONE DEL NOSTRO CONCORSO, SCRITTA PROPRIO DA MARIA VIRGINIA FABRONI E PUBBLICATA NELLA RACCOLTA "VERSI" DEL 1871 

E già mosse dal vento che vi sperde,
   Pallide foglie, mi cadete al piè,
   Pur non ha guari che dipinte a verde
   L'occhio smarrito rallegravi a me.

Alla vostr'ombra tremola i' sedea
   Sull'erba molle del natìo pratel,
   Mentre del libro aperto in ch'io leggea
   Scomponeva le carte il venticel.

E già sovra il terreno arse ingiallite
   Ad una ad una vegg'io cader;
   E, trista imago, ad ingombrar venite
   I margini dell'ermo mio sentier!

Nell'anno scorso foglie a voi sorelle
   Sperdere io vidi dal soffio autunnal;
   Ma su' rami all'april vidi più belle
   Foglie sbocciar pel zeffiro vital.

Quelle voi siete? - Ohime! Chi vi ravvisa
   Cosparse al suolo e pallide così?
   Invano, invano io vi contemplo fisa
   Per ritrovarvi la beltà di un dì.

Al par di voi, o inaridite foglie,
   Nostra vita sen fugge in un balen:
   Bellezza passa e gioventù; ne accoglie
   Un dopo l'altro della tomba il sen!...

Stride il vento d'autunno a la foresta,
   E voi dispicca, di bei rami onor;
   Ma da quel sordo mormorìo si desta
   Una voce, e mi suona in fondo al cor.

E' voce che la fragil creatura
   Ode in se stessa e bene intender sa:
   E' l'accento supremo di Natura,
   che grida intorno a noi: "Caducità!"




26 settembre 1870

mercoledì 19 febbraio 2020

A ITALIA

Al par d'un fiore che s'aperse in riva
   d'acqua limpida e viva
   e all'ombra profumata
   dell'arancio e del platano ospitale,
   m'allegro d'essere nata
   in questa dell'amor terra immortale.
O splenda in vetta all'alpi maestose
   ovver dove tepente
   in fra i cedri e le rose
   l'aura sospira in riva a Mergellina,
   di sua luce divina
   qui ne sorride il sole eternamente.
Su pel balzo selvaggio,
   ne l'industre città, nel ricco borgo,
   e nel gramo villaggio,
   della tua gloria scorgo,
   o dolce Italia, e de la tua sventura,
   grandi pietose, incancellabili orme.
   Fra le cadenti mura
   degli antichi manieri, ove i tiranni
   in mille orrende forme
   ti ribadir domestiche catene,
   il sangue dei tuoi figli veggio ancora
   vivido sì che non lo tolgono gli anni.
   Quando l'april sen viene
   e la commossa infiora
   pel brivido d'amor gleba feconda,
   sembra che fiore e fronda
   s'intreccino in simboliche corone
   sovra l'immane fossa
   che de' caduti in varia tenzone
   chiude le povere ossa!
Morir per te, per renderti più bella
   ai figli ed ai nepoti
   libera, onnipossente,
   questi per anni molti
   furo i costanti voti
   di magnanima gente
   che fidava al brillar de la tua stella.
   Con accigliati volti
   l'asta squassando, abbandonaro un giorno
   del broccato i diversi magisteri,
   e i forti popolani fiorentini
   fè amor di patria doventar guerrieri.
   Meglio la morte che soffrir lo scorno!
   Gridavan essi: il popolo che piange
   viva a novi destini.
   Mugge Mazzocco e il tristo emblema infrange,
   ei gridavan così! Degni tuoi figli
   erano quei d'allora!
   Ma non spuntò la desiata aurora
   e vani furo i poderosi artigli.
La terra che nutrìa
   il sommo peregrin del trino regno,
   e l'Angel che scolpìa
   e pingeva del par dive figure,
   la terra ove l'ingegno
   da viltà crebbe franco e da paure,
   la terra d'alti affetti ispiratrice
   fu la più bella sempre e più infelice.
Ferruccio, a te profonda
   la patria carità ferveva in petto.
   Forte campione d'una spenta razza,
   parevi in volto fiero,
   e pur sotto la valida corazza
   ogni più santo affetto
   insiem cresceva al tuo valor guerriero.
   Di polve, di sudore,
   di sangue asperso ei pugna;
   di Gavinana i campi
   sanno del suo valore;
   del suo fido corsier la valid'ugna
   manda sinistri lampi
ma cade il forte; sul glorioso ciglio.
   scende velo funesto:
   giorno fatale è questo
   che sfronda di Firenze di sacro giglio.
Muori! Un vile gli grida,
   ed ei risponde un'ironia sublime:
   all'abietto omicida
   l'ultimo sdegno esprime
   da lui torcendo la pupilla altera
   ch'è indegno di mirar morte d'eroi.
   Prima la bacia, e poi
   si copre il volto con la sua bandiera.
Così muore chi t'ama, e di tue pene
   sente pietà infinita.
   O Donna, che la fronte
   posi abbattuta su le nevi alpine
   e il piè distendi al mongibello ardente.
   Anco fra le catene,
   fra le rapine e l'onte
   figli nudristi che ti dier la vita,
   e mirasti talor fra nostra gente
   gli esempi e le virtù latine.
Ed ora, se del glorioso
   manto, Ferruccio sollevasse un lembo,
   e se desto da lungo suo riposo,
   te rivedesse, che di nembo in nembo
   sei giunta, Italia, a salutar l'aurora
   bramata invan sinora,
   direbbe: "O sventurata,
   con vili arti conquisa o data in dono,
   poi, come morto in abbandono,
   da varia frotta d'avvoltoi smembrata,
   pure alfin ti vegg'io
   risorta per valor non per fortuna
   e torno lieto nel sepolcro mio
   poiché fatta sei tu libera e Una!"
Sia lunge , Italia dalle miti piagge
   e care al cielo, quella
   che le elette città rese selvaggie
   terribile procella!
   Spezza la punta del pugnale ascoso,
   che in man di genti abiette,
tremendo, misterioso,
   di libertà nel nome, aspre vendette
   compie nell'ombra delle tue contrade.
   Questo non è desio
   di pace né di gloria
   che move a conculcar Cesare e Dio,
   questa è vergogna della nostra etade
   che inesorata narrerà la storia!
   Sopra la strage mai,
   Italia, il raggio del tuo sol non splenda,
   ma sui campi ubertosi e i poggi gai
   fecondator discenda.
Taccia la molle lira
   ma forti, eletti carmi,
   ricordino che Dante anco ne ispira,
   antiche forme e pure
   in abbaglianti marmi,
   e sul telo e dipinte
   palpitanti figure,
   narrin che l'arti non son quivi estinte.
Meglio che ad ozio imbelle
   le donne all'opre femminili intente,
   anco a severi studi
   sommettano la mente.
   A lor non prema aver fama di belle,
   ma plauso al senno e a nobili virtudi.
Sprezzino il molle onore
   che porge alla beltà la turba pazza.
   Di Dio, di te l'amore
   serbino, Italia; e se pur d'uopo fia,
   il mondo sappia che qui non morìa
   di Clelia e di Virginia anco la razza.
E dirà lo straniero
   te contemplando, bel giardino in fiore,
   questa è la terra invero
   della virtù del Genio e del valore!


DA VERSI 1877