Il sacrificio di una madre
Confine da attraversare,
tanta la strada, pungente il freddo.
Una donna e i suoi due figli nel gelo avanzano.
Burrascosa la neve impazza,
doloroso dei piccoli tremanti il pianto,
il cuore di madre straccia.
E, amore immenso,
dei suoi panni li ammanta,
i suoi calzini, a loro, a mo' di guantini
e ai suoi piedi, di plastica bustine.
Lontano il villaggio.
-Correte, bambini, la mamma è stanca,
piano cammina, tra poco finirà il viaggio-.
Intirizziti,
violacei i visini,
gonfie le manine,
a Belesur asilo trovano i fratellini.
Senza calze,
in petto la speranza,
morta assiderata, sepolta nella neve,
la madre col sacrificio suo,
ai piccoli diversa vita dona.
Senza calze,
rifugiati che non trovano rifugio,
profughi vilipesi, oltraggiati
su frontiere blindate,
da filo spinato e da nuovi muri il passo sbarrato.
Disperati, alle porte dell'Europa
lottano per un letto e un po' di minestra.
Nuovi Cristi, muoiono agognando dignità
in posti di blocco privi di umanità.
Negli occhi il pianto,
cianotiche le manine
più non sentiranno della materna mano il tocco.
Bambini soli, soli con se stessi.
Bambini orfani alle soglie di un'Europa
dove la corsa al successo offusca i decessi,
dove influencer di social risonanza
dell'odierno olocausto l'eco smorzano,
dove l'indifferenza sta diventando stile di vita
in dispregio di chi la vita tra fame e stenti perde.
Alle porte dell'Europa una madre muore.
Dalla neve il corpo sepolto.
Segno di riconoscimento: i piedi da bustine di plastica serrati.
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