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giovedì 23 febbraio 2023

A GIUSEPPE GIUSTI

 Vorrei che novo, eletto, il canto mio,

solvesse il gelo del tuo cener muto;

ma il facil verso che m'ha dato Iddio,

sol mi consente un umile saluto;

un saluto gentil, tutto del core

al genio, alla sapienza ed all'amore.

Ché se la pena temperasti al fiele,

ti stava la dolcezza in mezzo al petto.

A traverso la satira crudele

balenava un sospiro ed un affetto...

E t'ispirò d'amor la voce arcana

l'inno immortale all'Amica lontana.

Oh! T'avess'io veduto!...La parola

profana i grandi affetti non gli esprime;

forse uno sguardo, una movenza sola,

meglio che il suono di studiate rime,

t'avrian detto l'omaggio del mio core

al genio, alla sapienza ed all'amore.

Di te mi parla quest'amena riva,

di te le verdi fertili colline;

la tua memoria il mio canto ravviva

come un fior le rugiade cristalline;

sento l'anima tua, come sovente

d'un caro obietto arrivar si sente.

Colà lontano, ove tramonta il sole,

pensierosa ho talora il guardo intento,

e di Te sogno, ed il tuo verso suole

tornarmi al labro quale amico accento.

Teco piansi; a me pur nasconde il core

"Questo che par sorriso, ed è dolore!"

Quando mirai la casa tua diletta

ove Pescia di Te memoria pose,

dissi: felice l'erma cameretta

che veglie e sonni di tant'alma ascose,

e dove forse dispiegaron l'ali

quei soavi d'amor versi immortali.

Addio, per sempre addio, valle ridente,

di fantasie gentili inspiratrice!

Ti rivedrò ne' sogni della mente

come il ricordo del tempo felice!

Come un ricordo d'un lontano amore

ti rivedrò ne' sogni del mio core!

E te, memoria del Tosco Poeta,

meco verrai nel mio soggiorno oscuro.

Io non mi affanno a gloriosa meta,

né pur del folle malignar mi curo.

Ma, come un fiore al raggio che l'aprìa,

m'ispiro ai Grandi de la Patria mia.



Da: "Versi" 1877


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