domenica 20 gennaio 2019

PER LA MORTE DI ROSSINI

E chi è Colei ch'avvolta in negro velo
Sovra d'un muto avello abbandonata
Tragge crudi sospir dal petto anelo?

E' Italia!... Oh Italia sconsolata.
Piangi, sì piangi, in fin che'l Sol declini
Su quella cara spoglia venerata.

E quando sorga da gli gioghi alpini
L'argentea Luna, di fior sparso sia
Il sasso che racchiude il tuo Rossini.

Oh la udite!.. Ella geme: Ella vorria
Delle celesti melodie al cultore
Inneggiar con lugubre melodia.

E dice: O mio Rossini, o eccelso Fiore
Che m'abbellivi e a cui prona dinante
Io mi stava compresa di stupore,

Per Te, gran Genio, divenia gigante
L'arte di Dio, che in Te sì degno abietto
Un raggio tramandò del suo sembiante.

Perché tolto mi sei?... Figlio diletto,
Perché non posso lo tuo frale almeno,
Nuova Artemisia, tumulare in petto?

Ah! perché mai fuggisti dal mio seno
Ed a Lutezia e non a me fu dato
De' tuoi rai veder l'ultimo baleno?

Qua a ritrovarti i'venni, e sul gelato
Tuo marmo mi prostrai, e del mio pianto
E di fior e di lauri l'ho adornato.

Ed ora i' t'offro di mia cetra il canto:
Della mia cetra che fu sempre mesta,
Né della tua temprata al dolce incanto.

Per me l'onda del duolo non s'arresta.
I' lotto sempre tra nera procella
Come Guglielmo tuo ne la tempesta.

Guglielmo Tell!... O rimembranza bella,
Che tronca il corso  de' tristi lamenti,
Come rompe le tenebre una stella.

Lascia, oh! lascia, Rossini ch'i' rammenti
Le sublimi Opre tue; ch'almeno sia
Debil eco e lugubre a' tuoi concenti.

Chi udisse il tuo Mosè ben dire potria
Che dalle menti angeliche è creato
Delle note celesti all'armonia.

Di nuovo lustro fu il tuo genio ornato,
Quando il suon divin de la tua lira
Pinse di Semiramide il reato -

Rossini! questa Italia che ti mira
Qui spento e che ti piange, da te vuole
Un supremo favore e lo sospira.

O Tu che appiè del sempiterno sole
Tempri l'inno immortale, e vedi il mio
Cor lacerato, che soffre e che si duole,

Ricordati di me: chiedi che Iddio,
Ch'è di pietade fontana vivace,
Volgami il guardo onnipossente e pio:
Mi doni alfin la sospirata pace!

16 Novembre 1868.

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