UNA POESIA, CHE POTREBBE PARTECIPARE ALLA QUARTA EDIZIONE DEL NOSTRO CONCORSO, SCRITTA PROPRIO DA MARIA VIRGINIA FABRONI E PUBBLICATA NELLA RACCOLTA "VERSI" DEL 1871
E già mosse dal vento che vi sperde,
Pallide foglie, mi cadete al piè,
Pur non ha guari che dipinte a verde
L'occhio smarrito rallegravi a me.
Alla vostr'ombra tremola i' sedea
Sull'erba molle del natìo pratel,
Mentre del libro aperto in ch'io leggea
Scomponeva le carte il venticel.
E già sovra il terreno arse ingiallite
Ad una ad una vegg'io cader;
E, trista imago, ad ingombrar venite
I margini dell'ermo mio sentier!
Nell'anno scorso foglie a voi sorelle
Sperdere io vidi dal soffio autunnal;
Ma su' rami all'april vidi più belle
Foglie sbocciar pel zeffiro vital.
Quelle voi siete? - Ohime! Chi vi ravvisa
Cosparse al suolo e pallide così?
Invano, invano io vi contemplo fisa
Per ritrovarvi la beltà di un dì.
Al par di voi, o inaridite foglie,
Nostra vita sen fugge in un balen:
Bellezza passa e gioventù; ne accoglie
Un dopo l'altro della tomba il sen!...
Stride il vento d'autunno a la foresta,
E voi dispicca, di bei rami onor;
Ma da quel sordo mormorìo si desta
Una voce, e mi suona in fondo al cor.
E' voce che la fragil creatura
Ode in se stessa e bene intender sa:
E' l'accento supremo di Natura,
che grida intorno a noi: "Caducità!"
26 settembre 1870
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