Come nota soave incantatrice
che s'ascolta per l'aria tremolar
tra li virgulti dell'ascrea pendice
mista de' Zeffiretti al sospirar,
vorrei che a te giungesse il verso mio,
chiostro solingo placido gentil,
cui fea sorger la mente di quel pio
che fu sì grande e in sua grandezza umil.
Emiliani*! la mia cetra mesta
ispirar dolcemente si sentì
contemplando il recinto che ridesta
l'eterno lustro che fregiò i tuoi dì.
Vergini, Voi che nell'angusta mole
correste desiose a ricovrar
e dall'Aurora al tramontar del Sole
preci inalzate al piè del sacro Altar.
O Giovinette che, dal mondo insano
tolte sovra l'april di vostra età,
foste locate da benigna mano
ove il cuore s'informa alla pietà;
sciogliete un inno che dolcezza spiri,
che parli gratitudine e amor,
e forse a voi da gli stellati giri
sorriderà l'eterno fondator.
Poich'io 'l gelido sasso contemplai,
che serra di tant'alma il fragil vel
il pensiero alle stelle sollevai
e Lui scorsi festoso in mezzo al ciel.
Oh non piangete! Ché se morte fura
prima i fidi seguaci di virtù,
di Lui soave immago e duratura
nel Chiostro amico avete ancor quaggiù.
O Verginelle! Il labbro mio non puòte
del cor tutti gli affetti a voi ridir:
ma deh! leggete nell'ultime note
un tenero saluto ed un sospir.
da: Ricordo 1969
* Giuseppe Maria Emiliani faentino, fondatore del Conservatorio
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