Talor pensosa sulle dotte carte,
Che mi rivelan l'alma tua gemente,
Medito quanti di natura e d'arte
Peregrini tesor chiudea la tua mente.
Quanto sublime amor, quanto dolore
A te, infelice, si chiudea nel core!
Ne' versi tuoi tutta si par la possa
Del grande ingegno e dell'affanno ascoso,
E del dubbio crudel, che a te la fossa
Sì tosto aperse all'ultimo riposo;
Che notte e giorno innanzi ti sorgea
Del nulla eterno la tremenda idea.
Nulla! Oh bestemmia!.. Ma se levo al cielo,
Sventurato cantore, il guardo mio,
In quel bel Sole, in quel gemmato velo,
Un Ente scorgo, e lo ravviso...Iddio...
E Iddio non strugge colla sua saetta,
E torna al nulla la creatura eletta.
Tardi attingesti da questo pensiero
Il conforto soave ed il coraggio:
Ma della fede nell'Eterno vero
All'ultim'ora ti rifulse il raggio.
Presto troppo mancasti, e la tua sorte
Quel tuo detto avverava - amore e morte! -
1872
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