sabato 28 dicembre 2019

AMO

Amo le meste rondini
   Che salutan coi gridi il novo Aprile
   Del sol nascente al limpido fulgor.

Amo le brune mammole
   Che fioriscon tra l'erba più sottile
   Come pensier recondito d'amor.

Amo veder le fulgide
   Stelle ingemmar l'azzurro firmamento
   E la luna specchiarsi in seno al mar.

Amo tra querce e salici
   Udir dell'usignolo il pio lamento
   Che il core invita a gemere, ad amar.

Amo il mesto silenzio
   D'una notte serena allor che il fiore
   Più grato olezzo sparge intorno a me.

Amo ascoltare il flebile
   Suon della squilla che per l'etra muore
   E par che gema un doloroso - ahimé -!

Amo sul margo assidermi
   Del fiumicello che con lento passo
   Volve l'inargentato e fresco umor.

Amo veder la mobile
   Queta onda cader di sasso in sasso
   Che par che dica mormorando: "Amor".






1871

martedì 17 dicembre 2019

IL RITORNO

(DA UN QUADRO A OLIO)

Nina, rammenti l'ora dell'addio
   Là, presso l'olmo, al ciglio della strada?
   Mentre dicevi - deh! ti guardi Iddio! -
   Stringer volesti al fianco mio la spada.

         Oh! quanta lotta di pensier celati
      M'affaticava in quel momento il cor!...
      Oh! viva il re! quei giorni son passati,
      Oh! viva il re! ci rivediamo ancor!...

Cadeva il giorno: pensieroso e tetro
   Io del cavallo tormentava il fianco;
   Oh! quante volte mi rivolsi indietro
   Guardando i monti ed il villaggio bianco!

         Ah! forse mi darà la sepoltura
      La gaia terra, e non l'atteso amor!
      Ah! viva il re! tra le dilette mura
      Ah! viva il re! ci rivediamo ancor!

Là, sovra il campo il dì della battaglia
   Corsi primero col drappello mio,
   - Baleni il ferro, scoppi la mitraglia,
   Nina a quest'ora per me prega Iddio!-

         Vidi cadermi i più gagliardi allato
      Come sotto la falce i nuovi fior...
      Ah! viva il re! quel tempo oggi è passato,
      Ah! viva il re! ci rivediamo ancor!

Fervea la pugna: le recenti valli
   Splendean di trista luce in su la sera;
   Saettando tra i carri ed i cavalli
   Seppi tòrre al nemico una bandiera.

         E sul campo mi disser capitano,
      E mi detter la croce del valor;
      Ah! viva il re! non ho pugnato invano,
      Ah! viva il re! ci rivediamo ancor!

Mentr'io tornava, o Nina, al tuo villaggio,
   Provai l'ambascia d'un pensier crudele.
   - Mi splenderà del nostro amore il raggio?
   La mia fanciulla troverò fedele?...-

         Ma ti riveggo e il dubbio è dileguato,
      Tu mi sorridi e mi prometti amor!
      Ah! viva il re! dimentica il passato,
      Ah! viva il re! siamo felici ancor!



1877

sabato 14 dicembre 2019

A STANISLAO FAVI

CHE MI DEDICAVA LA BELLA MELODIA
"MARGHERITA IL PIU' GENTILE DEI FIORI"

Ed io tutte le mattina,
Riaprendo gli occhi al pianto,
Tra le nevi e tra le brine
Crederò d'udir quel canto...
(GROSSI)

Se un armonia celeste
   Di elette note, ora tranquille or meste
   Si udisse tremolar soavemente
   In selvaggio paese;
   Direi, che la divina arpa, fremente
   Temprando, un Angel su la terra scese.
   Or s'avvera il portento,
   Chè Tu, di dolci numeri maestro,
   A le mie selve il peregrino accento
   Mandi dei canti che t'ispira l'estro.
   Onde ben dir poss'io,
   Che un Angel venne al paesello mio.

Ascolto la canzone,
   Non veggo chi la crea!..
   Tal, misero prigione
   Canto di Menestrel dolce ricrea;
   Ma invan sospira, invano,
   Veder la cara armoniosa mano;
   E s'affanna e si duole
   In ardente desìo
   O la sua curva d'oro ascenda, il sole
   O splenda silenzioso l'astro pio;
   E chiede in suo dolore:
   "Ove se' tu, che mi favelli al core?"

Io così di te chiedo,
   Musico valoroso,
   Quando il canto amoroso
   A ridestar, che mi offeristi, io siedo
   Ritentando gli avori
   E gli ebani canori.
   Le tue note rivelo:
   E, contemplando il fiore
   Che da nome alla tenera Melode,
   Dico: perché non m'ode?
   Ov'è colui, che m'ha parlato al core?...




1874

lunedì 9 dicembre 2019

QUANTO MI FA RIDERE!

QUADRO A OLIO DEL SIG. SORBI

Da veste candida
Dissimulata,
La giovane vaga
Semisdraiata,
Sopra la seggiola
Meglio che assisa,
Si torce, palpita,
Muor dalle risa.
Più che la miro,
Par che nel ridere
Perda il respiro:
E là, nell'argolo
Della pupilla
Una spontanea
Lagrima brilla....
Oh! ma benone!
Che convulsione!
Oh! ma quel ridere
Vale un milione!

Le mani candide
Premon sul petto
Quasi con rabbia
Lieta un biglietto;
Dunque è la magica
Nota d'amore
Che ti fa ridere
Tanto di cuore?
O un motto gonfio
Pieno di niente,
Che vuole esprimerti
Quel che non sente?
Oppur risvegliati
Tanta allegria
Uno sproposito
D'ortografia?
Oh! disgraziato
Chi l'ha mandato!
Povero foglio
Com'è trattato!

Vedo sull'agile
Desco vicino,
Omaggio e simbolo,
Un mazzolino.
Di quanti palpiti
Fu testimone
Quel geroglifico
D'una passione!
I fior dell'anima
Son la carezza.
E a tanto simbolo,
O bella ingrata,
Puoi dare il premio
D'una risata?
Forse è allegria,
Forse ironia:
Forse una gaia
Filosofia....

Sai quel che valgono
Per tua ventura
Certi Alcibiadi
In miniatura!
Forse a chi ridersi
Di te sperava,
Rendi il ridicolo
Che ti serbava.
Invan si maschera,
Baratta i panni
Cangiando in Werther
Il Don Giovanni.
Tu, furba e provvida,
Di quel che vedi
Metà ne dubiti,
Metà nol credi.
E dell'inganno
Scansato il danno,
Ti colchi a ridere
Sul disinganno.

Oh! dacchè gli angeli
Son facce tinte
Per chi li esamina
Dietro le quinte,
Di affetti, gioie,
Venture e guai,
E' meglio ridere
Come tu fai.
Le forme olimpiche,
Quel bel colore,
Tre libre d'apide
D'attorno al core,
Che sanno renderlo
Invulnerabile,
Corazza morbida
Ma impermeabile,
Pigliar per fole
Fatti e parole....
Per poter ridere
Questo ci vuole!

Parlo, e dimentico
Graziosa bionda,
Ch'eterna è l'estasi
Tanto gioconda.
Quel labbro roseo
Non cangia tempre:
Anche fra un secolo
Riderà sempre.
E dir che l'opera
E' d'un pennello
Quel gaio fremito,
Quel volto bello!
Che un uomo, un genio,
Devoto al vero,
La vita, i palpiti
Dette a un pensiero!
Pensier loquace!
Quanto mi piace!
La musa in estasi
Ammira e tace.


1877


venerdì 6 dicembre 2019

STELLE CADENTI

Una libera interpretazione della poetessa sul fenomeno delle stelle cadenti.

Ieri la mia barchetta
Dal lido si staccò,
E la cortese auretta
D'intorno mi volò.

Mi carezzò le chiome
Col suo dolce alitar,
E per tre volte un nome
L'intesi mormorar.

Perché, sclamai, tu vuoi,
Aura, il suo nome dir?
Forse mi rechi i suoi
Dolcissimi sospir?

Oh! torna pure a Lei,
Dille ch'io l'amo ancor;
Ch'ell'è de' pensier miei
Regina e del mio cor.

Che mai più lieto giorno
D'oggi per me non fu,
Poi che vèr lei ritorno
Per non lasciarla più!

Taci, con un sospiro
L'aura rispose a me;
Ultimo gran martiro
Il ciel riserba a te.

Ritorna indietro; scorta
Al tuo vagar sarò;
La tua diletta è morta...
Dal dì che ti lasciò!...

Ciò detto l'aura mesta
D'accanto a me fuggì;
Sorse una ria tempesta
L'onda il suo seno aprì.

Trafitto in mezzo al core,
Nulla volea sperar;
M'abbandonai al furore
De lo sconvolto mar.

Ma una pietosa stella
A un tratto scintillò,
E rapida da quella
Un'ombra a me volò.

Sopra la mia barchetta
Venne a posare il piè.
Era la mia diletta
Che mi volea con sè.

Vieni, mi disse, un sole
Te accoglier deve ancor.
Credi alle mie parole...
Ivi s'eterna amor!

Quando gemmata e bella
Cresce la notte in ciel,
Da la mia vaga stella
Verrò a la tua fedel.

Disse: per man mi tolse
E lieta il vol spiegò;
Me quella stella accolse
Dove beato io sto.

Quando gemmata e bella
Cresce la notte in ciel,
Raggio di vaga stella
Corro a la mia fedel.

E tutte le alme amanti
Che morte ne rapì,
Vanno le stelle erranti
Ad abitar così.

Tacete, o voi Sapienti;
Quei rapidi splendor
Non son stelle cadenti
Ma son raggi d'amor.



da: POESIE INEDITE E POSTUME (1880)