Ella scrive e non ama:
Sarebbe una pazzia:
Un amante si chiama
Un povero alienato in frenesia.
Non c'è nulla di vero
In questo sonno che si chiama vita
I sogni del pensiero
Sono sconforto e vanità infinita.
Ella scrive ed oblia
Molto: oblia quasi tutto in seno all'arte;
Il fior che manca sulla scabra via
Lo fa spuntar sopra l'aride carte.
Forse amerà. - Quel core
Non sia superbo, né volgar, ne vile;
Sia nobile: l'amore
Tanto è più dolce quanto è più gentile.
Ella brama la pace:
Sprezza gl'inerti ed i meschini spirti:
ammira un alma audace
Che coglie lauri, non viole e mirti.
Sarà contenta appieno
Se faran plauso i buoni al mesto canto:
Non del tripudio in seno
Ei nacque pria, ma si spirava al pianto.
Ella non ama - i giorni
Corron discolorati in seno al nulla
Se passan disadorni
Del casto amor che allieta ogni fanciulla;
Ma non per lei, che vede
Di mille affanni quella via fornita,
A cui mostra Fede
Pace in grembo ai celesti oltre la vita.
Forse amerà - Chi mai
Può dir che un fior non tornerà in aprile?
Che dell'amor i rai
Non rivedrà fra poco un cor gentile?
L'avvenire è del Cielo:
Di là si parta, se verrà l'amore:
Sia benefico raggio, e non fia gelo
Che l'alma attristi e inaridisca il core.
16 settembre 1876
[1] Il fidanzato di Teresina Vespignani, cugina dell'autrice, scrivendo alla sua sposa nel settembre del 1876, le chiedeva notizie della cugina in questi termini:" e la poetessa Fabroni che fa? Scrive? Ama?". La Fabroni, presente all'apertura della lettera, rispose con questa poesia EX TEMPORE.
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