CHE MI DEDICAVA LA BELLA MELODIA
"MARGHERITA IL PIU' GENTILE DEI FIORI"
Ed io tutte le mattina,
Riaprendo gli occhi al pianto,
Tra le nevi e tra le brine
Crederò d'udir quel canto...
(GROSSI)
Se un armonia celeste
Di elette note, ora tranquille or meste
Si udisse tremolar soavemente
In selvaggio paese;
Direi, che la divina arpa, fremente
Temprando, un Angel su la terra scese.
Or s'avvera il portento,
Chè Tu, di dolci numeri maestro,
A le mie selve il peregrino accento
Mandi dei canti che t'ispira l'estro.
Onde ben dir poss'io,
Che un Angel venne al paesello mio.
Ascolto la canzone,
Non veggo chi la crea!..
Tal, misero prigione
Canto di Menestrel dolce ricrea;
Ma invan sospira, invano,
Veder la cara armoniosa mano;
E s'affanna e si duole
In ardente desìo
O la sua curva d'oro ascenda, il sole
O splenda silenzioso l'astro pio;
E chiede in suo dolore:
"Ove se' tu, che mi favelli al core?"
Io così di te chiedo,
Musico valoroso,
Quando il canto amoroso
A ridestar, che mi offeristi, io siedo
Ritentando gli avori
E gli ebani canori.
Le tue note rivelo:
E, contemplando il fiore
Che da nome alla tenera Melode,
Dico: perché non m'ode?
Ov'è colui, che m'ha parlato al core?...
1874
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