giovedì 14 marzo 2019

UNA PASSEGGIATA

Amor dell'alma
Rompe la pietra del sepolcro, e vive
Come l'anima eterno ed infinito
(ZANELLA Amor Immortale)



     Mentre solinga m'avviava al Monte,
Meta de' miei passeggi, i' mi scontrai
Riccardo che si offrì qual sempre suole
D'esser compagno a me. Mesto mi parve
Quel dì; teneva i rai verso ponente
Fissi talora, quasi per cercare
Né vasti campi dell'occiduo balzo
Un paese lontano e desiato.
Che hai, Riccardo? chiesi, e perché astratto
Tanto così, che più mi sembri intento
A la curva del cielo ed al tramonto,
Che a' detti miei? - Maria, rispose, io cerco
Colà lontano un altro mondo, e chiedo:
Se quando morte il nostro fral dissolva,
L'anime nostre in un beato Eliso
Si troveranno unite. - Oh sì, sclamai;
Un'eterna speranza in cor mi vive
E mi conforta ad asserir che in Cielo
Coronato sarà nostro desìo.
Tu lo sai. "Colassù vivono i cuori:
Colassù si uniranno i nostri amori!"

     Noi salivam per l'erma via che mena
Al soggiorno de' morti. Ivi arrivati
Sedemmo al pié d'inghirlandato cippo
Tutto olezzante di novelle rose.
Ah, Riccardo, sclamai, questa è la tomba
D'un giovinetto amante, a cui tributo
Di fiori e pianto una fanciulla dona!
Oh, queste rose, che mentr'ei viveva
Erano emblema d'un terreno amore,
Or gli posano sul frale inanimato,
Simbol di eletta ed immortal corona!
Se la sua giovinetta non avesse
La dolce speme di trovarlo in cielo,
Qui porrebbe de' fior? Oh sì! La Fede
Valida è sola la crudel saetta
A spuntar della morte; ed è la Fede
Che ci fa cari li terreni affanni
Per le dolcezze de l'eterna vita.
A che dunque, Riccardo, a gioje vane
Su la terra aspiriam? I nostri affetti
Nulla avrebbon valor, se la speranza
Non li nudrisse di durare eterni
In cielo "Colassù vivono i cuori:
Colassù si uniranno i nostri amori!".

     Un moto fé Riccardo e a me si trasse,
Come colui che teme gli si tolga
Una cosa diletta. Si pensava
Ei forse con quel moto inavvertito
Alla morte involarmi... oh come amava!...
Nel ritornar da la funerea gita
Io gli narrai come un voler crudele
Mi togliesse a lui. Calmar tentai
L'animo suo con mansueti detti,
Ma non mi udia. Dal suo volto l'affanno
Tralucea mal represso, e la tremante
Sua bruna mano la mia man stringea
Convulsa sì, che mi destò paura.
Ma ne l'istante che da lui fu forza
Dividermi, tornar calmo lo vidi,
Perché serena, ed, additando il cielo,
Gli dissi: "Colassù vivono i cuori:
Colassù si uniranno i nostri amori!".

1872

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