Morta la vigilia delle stabilite nozze
Non piange Lei che giovinetta ancora
Cadde qual fior reciso in su lo stelo:
Giovane quegli che è diletto al cielo
Convien che muora!
Noi la vedemmo lieta, inconsapevole
Dell'avvenir che Le dovea mancare,
Salir di giovinezza al par di Silvia
Il limitare.
I geniali studi ella divise
Con noi, divise il cibo e la preghiera;
A novellar piacevolmente a sera
Con noi si assise.
E ci stringemmo d'amistà col vincolo
Come tre fior d'una medesima pianta.
Ma il fior più bello non resiste al turbine
Che passa e schianta.
Sull'erba istessa noi movemmo il piede,
Sotto gli alberi stessi abbiam scherzato.
Tornan le foglie ai rami e l'erbe al prato.
Ella non riede!
Vide l'obietto del sospir dell'anima
E il suo nome scolpì nel cor profondo.
Ma sol due cose, o mia perduta Ersilia,
Son belle al mondo!
Amore e Morte! Prima che apparire
Il culto faccia dell'idolo il nulla
Illusa ancor, sul letto di fanciulla
Meglio è morire.
Meglio è morir colla speranza ingenua
Piena ed intera che vien dall'ignoto;
Sopra la terra coll'estremo palpito
Lasciare un voto.
Ma chi rimane trema e si spaura
Cader veggendo i variopinti veli,
Ed oltre quella che orrenda si celi
Varia sozzura.
Ma chi rimane invano si periglia
Nel grande turbinio cercando i buoni;
E discopre ogni dì nova commedia,
Novi istrioni.
Tutto che v'ha di Sacro a certa gente
Vede mercare con fronte spavalda,
E cangiar veste al sole che la scalda
Come il serpente.
E vede...oh! quanto male e quante lagrime
Contristan noi, senza che più ti dica!
Non di pietade, ma è degna d'invidia
La nostra amica.
Non pianger Lei che giovinetta ancora
Cadde qual fior reciso in su lo stelo.
Giovane quegli che è diletto al cielo
Convien che mora.
1877
Sull'erba istessa noi movemmo il piede,
Sotto gli alberi stessi abbiam scherzato.
Tornan le foglie ai rami e l'erbe al prato.
Ella non riede!
Vide l'obietto del sospir dell'anima
E il suo nome scolpì nel cor profondo.
Ma sol due cose, o mia perduta Ersilia,
Son belle al mondo!
Amore e Morte! Prima che apparire
Il culto faccia dell'idolo il nulla
Illusa ancor, sul letto di fanciulla
Meglio è morire.
Meglio è morir colla speranza ingenua
Piena ed intera che vien dall'ignoto;
Sopra la terra coll'estremo palpito
Lasciare un voto.
Ma chi rimane trema e si spaura
Cader veggendo i variopinti veli,
Ed oltre quella che orrenda si celi
Varia sozzura.
Ma chi rimane invano si periglia
Nel grande turbinio cercando i buoni;
E discopre ogni dì nova commedia,
Novi istrioni.
Tutto che v'ha di Sacro a certa gente
Vede mercare con fronte spavalda,
E cangiar veste al sole che la scalda
Come il serpente.
E vede...oh! quanto male e quante lagrime
Contristan noi, senza che più ti dica!
Non di pietade, ma è degna d'invidia
La nostra amica.
Non pianger Lei che giovinetta ancora
Cadde qual fior reciso in su lo stelo.
Giovane quegli che è diletto al cielo
Convien che mora.
1877
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